Ma non c'è lieto fine senza un ritorno Quando il tramonto sembra eterno, arrivando da est a ovest Le case coi mattoni a vista, i bagagli non controllati al confine Chiudere gli occhi in un viaggio in pullman, senza neanche dormire È sperare di aprirli solo una volta arrivati a casa
Ma è come se tutto ciò che abbia vissuto Mi sia stato soltanto raccontato Ma se c'è una cosa di cui sono certo È che ogni storia abbia la stessa struttura Ma se le pagine non sono più in ordine E non so più dove è iniziata Un finale dovró trovarlo da solo Non lo lascerò scrivere a nessun altro
Con un coltello nella mano sinistra Per una volta so dove andare
È nei cassetti della mia stanza È tra i banchi di scuola e sui treni diretti a nord È nella piazza semideserta, dove ti hanno inseguita e picchiata Ed è restare svegli la notte per ore e ore È sfogliare il giornale e sperare Di non trovare il tuo nome
Ma capisco il labiale Da una certa distanza Conosco quegli occhi E so dove fa male
Ed è per tutte le cose che ho visto Tutte le cose che ho sentito Per ogni sguardo non richiesto Ogni parola ingombrante E so che forse è troppo Ma non riesco più a non pensarci...
Ogni colpo è un filo di ragnatela che cade Ogni corpo per terra è un mattone per ricostruire Ed il ticchettio prima dell'esplosione È un orologio in cucina che torna a funzionare
Le mie fughe, così infantili Da riportarmi indietro A quando speravo piovesse forte: Una scusa, solo una scusa Per correre per strada Coi piedi nell'acqua E le tasche leggere
E nel sogno che ho fatto stanotte, steso su un marciapiede C'erano quasi tutti, sembrava il mio funerale; Nessun servizio in televisione, nessuna accusa o religione Fa caldo a Milano d'estate, mi sveglio in un bagno di sudore
E non c'è colpa negli occhi che intravedo nei finestrini E non c'è sangue sulle mie mani che cercano in fretta le chiavi
Nell'agosto del 2005 mi sono promesso di non tradirmi mai Ma quanta polvere ho accumulato da allora Tu sei il simbolo di quello in cui ho sempre creduto Sei il simbolo di quello in cui credo ancora E per dieci estati ho ricercato quel momento Su altipiani, spiagge affollate e capitali straniere E poi sono tornato, e ho sentito l'odore dei pini E ho appoggiato i vestiti per terra, e un coltello nel lavandino Lascio che l'acqua scorra, lascio si arrugginisca Ormai non mi serve più
"Oggi in macchina abbiamo preso un sentiero in campagna L'aria era di quel bianco luminoso che c'è spesso anche a Milano C'erano ancora i segni delle mitragliatrici sui muri delle case Non pensavo esistessero ancora queste cose Sono già cinque giorni e siamo più a sud di quanto non siamo mai stati insieme Ti ricordi com'era guardare l'Italia dall'altra parte del mare?
Arrivando qui abbiamo incontrato una ciminiera in riva al mare Era alta quanto un minareto Ti ricordi di Istanbul? Chissà quando potremo tornarci? Oggi mi sono spaventata a morte Avrei voluto fossi con me
Tra pochi giorni sarò di ritorno Non ho capito perché non me ne hai voluto parlare Non vedo l'ora di essere a casa, voglio sapere cosa avessi da dirmi; Cosa ti faceva tremare le mani Quando mi hai salutato."